“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

mercoledì 1 giugno 2016

La pazza gioia

di Paolo Virzì
Italia, 2016

Beatrice è bionda, ricchissima e raffinata. Donatella è bruna, tatuata e povera. Cosa le unisce? Sono pazze!
O almeno “ritenute tali da alcune perizie”. Chiuse in un centro riabilitativo nella campagna Toscana, stringono un’amicizia fatta di contrasti e incomprensioni, di profonde differenze d’estrazione sociale ed educazione ma solida. Al punto da fuggire insieme in un’avventura rocambolesca che le porterà da una cittadina all’altra in cerca della felicità.
Virzì ha fatto il salto, già da qualche anno e sebbene i suoi film mantengano alcuni stralci di leggerezza, ormai vanno a fondo e tagliano più di una lama affilata. “La pazza gioia” condensa alcuni tra i temi più commoventi dell’essere umano: maternità, depressione, solitudine, emarginazione e lo fa descrivendo un microcosmo alieno ma regolato dalle stesse regole della società “reale”. La storia non è troppo originale e i panorami sono noti ai suoi spettatori ma la precisione certosina con la quale sono costruiti i personaggi, tutti, compresi le comparse e i camei illustri come Anna Galiena e Marco Messeri, rendono questa pellicola una piccola gioia per gli occhi e per l’anima che commuove profondamente e diverte. Diverte la leggiadra follia di Beatrice, contessa mai dimentica del ruolo che resta capricciosa e viziata anche tra le mura sudicie del centro, convinta che la vera felicità sia nelle cose belle; commuove la solitudine di Donatella, nata sfortunata che paga le scelte di pancia che ha fatto fino a quel momento e se le porta scritte addosso e nel cuore. Entrambe però lucide ed intelligenti, a dimostrare che a volte la follia passa per il troppo ragionare, per il volersi opporre alle regole e il non voler accettare le cose per come vengono. La loro fuga è una ribellione alle imposizioni ma anche un viaggio nell’accettazione che non esiste altro luogo più sicuro ed accogliente di quello in cui sono accolte come malate perché trattate con umanità piuttosto che vivere nel mondo esterno dove sono state rifiutate d usate. La sottile linea tra follia e intelligenza viscerale vacilla più d’una volta mostrandone i lati più acuti ma anche lasciando intuire come forse, il vero assurdo sia nelle convenzioni e nella rincorsa al soldo e al potere. Nessuno spiega perché ad un certo punto s’impazzisca, quale sia l’interruttore spinto il quale non si torni più indietro e se sia più confortante adagiarsi nel riconoscimento di un’autorevole anormalità piuttosto che annaspare per dimostrare al mondo di avere le carte in regola. E quando il mondo le rifiuta, loro se ne servono fino in fondo.
Qualche forzatura nella sceneggiatura, diverse citazioni illustri da “Thelma & Louise” a “Ragazze interrotte” ma ad offuscare il tutto, l’eccellente prova d’attrice di Valeria Bruni Tedeschi che se nell’aspetto ricorda la più splendente Eleonora Giorgi, con la sua voce roca e il broncio accennato, domina la scena dal primo all’ultimo fotogramma, esplodendo in una miriade di sfumature umane da Actor’s Studio. Divertente, profonda, drammatica e lieve, perfetta. Come perfetta spalla è Michela Ramazzotti, fedele al personaggio trucido, unico contraltare per veicolare la vicenda. 
Forse“Nessuno ha mai trovato la felicità in un tramezzino”ma questo è un film che non può essere perso.