“Ci sono film che non si vedono su di uno schermo. Ci sono scene che sei obbligato a vivere e sulle quali non puoi chiudere gli occhi. Che ti porti dentro e che riaffiorano nei momenti di quiete, oppure, portate da una scintilla casuale. Ogni vita per miserevole che sia è l'unico vero film del quale saremo mai attori e registi. Nel quale non sempre riusciremo a decidere ruoli e finali ma che porteremo sempre con noi, impresso nella memoria più profonda, unica ed esclusiva. Nessuno potrà interpretarci né leggerci bene quanto potremo fare noi stessi che siamo i soli ad avere la visione più ampia e totale delle cose. Il nostro pianto, il nostro dolore, rimangono incisi più a fondo di qualunque altra gioia perché è solo da questi che può nascere la forza di reagire. La nostra carezza più intima sarà il ripercorrere questi fatti scandalosi o tragici con la tenerezza di chi segue fatti destinati ad essere, con la sola certezza che siano inevitabili. Essere per continuare ad essere.”

martedì 14 gennaio 2014

La mafia uccide solo d'estate


di Pierfrancesco Diliberto Pif
Italia, 2013
colore 90'

Pif: ex VeeJay ed ex Iena, titolare di un programma che dirige e realizza, “Il testimone”, in onda su Mtv; camera a mano, descrive e racconta le diverse categorie umane con sottile ironia. Ironia e acume che ha messo in “La mafia uccide solo d’estate”, definito il più bel film di mafia mai girato.
Non ci si aspettava tanto ma ha dato moltissimo per descrivere la sua terra, martoriata da un nemico nemmeno tanto occulto, che esplose proprio negli anni in cui lui, bambino, iniziava a guardare con occhio critico il mondo.
Il film narra la storia di Arturo (forse autobiografica?), innamorato di Flora e con la passione per il giornalismo che vince un concorso di scrittura e diventa giornalista per un  mese. Arturo, ammiratore di Andreotti ed inconsapevole testimone di tutti i grandi eroi di Stato. Il generale Dalla Chiesa, Giorgio Boris Giuliano capo della Polizia, i giudici Borsellino e Falcone e molti altri, martiri della giustizia che incontra nella sua Palermo; persone qualunque che gli parlano come visioni illuminate di un’Italia martoriata ma con la giusta accortezza necessaria a spiegare l’orrore ai bambini.
Quell’orrore Arturo lo sperimenta per le strade, nella gente, negato dalla famiglia che minimizza omertosa o inconsapevole forse, di sicuro spaventata da una guerra che vive.
Nel film c’è spazio anche per i mostri di mafia, sapientemente descritti senza mai essere realmente accusati; macchiette che uccidono davvero.
La consapevolezza di Arturo si incarna nell’amico giornalista, quello vero che cerca di aprirgli gli occhi senza violenza ma con la dolcezza di chi constata il candore dei bambini. Candore che Arturo conserva da grande, quando ritrova Flora ed insieme cercano una nuova coscienza. Un futuro sincero per i loro figli.
 Cristiana Capotondi accompagna Pif in questa storia lieve e violenta, autentica e profonda che commuove. Un film in punta di piedi, asciutto, forte dell’unica arma che abbiamo:  la verità.

Imperdibile.